Terzo Congresso Internazionale di Studi Matriarcali di St. Gallen
TERZO CONGRESSO INTERNAZIONALE DI STUDI MATRIARCALI
DI ST. GALLEN (12-15 maggio 2011)
di Monica Di Bernardo
Si è svolta a San Gallen, in Svizzera, in occasione del “Congresso Internazionale di Studi Matriarcali” organizzato dall’Accademia per i Moderni Studi Matriarcali (Hagia), che compie quest’anno i 25 anni di attività, una tre giorni di incontri e conferenze sulle società matriarcali. Il tema centrale intorno a cui ruotavano i vari interventi è stato il motto del convegno “The time is ripe”, i tempi sono maturi: maturi per mettere in atto un cambiamento sostanziale delle strutture organizzative della società in cui viviamo, prendendo ad esempio le civiltà matriarcali che considerano il materno e le madri il centro della vita.Consapevoli del fatto che siamo a un “punto di svolta” e viviamo una crisi epocale, che ha messo in seria difficoltà il sistema dominante capitalistico-patriarcale, il quale sta cedendo sotto i colpi inferti dalla crisi finanziaria, ecologica, dell’immaginario e, potremmo dire, di civiltà, ci si è confrontate/i su come le società matrilineari potrebbero essere una possibile risposta alle istanze di cambiamento.
Difficile raccontare l’atmosfera che si respirava nella cittadina svizzera, quel che si può dire è che si aveva la sensazione di affrontare temi importanti, che hanno a che fare con la nostra stessa sopravvivenza, consapevoli di un’urgenza: cambiare lo stato attuale di cose. Nelle stanze dell’auditorium che ospitava le/i partecipanti, trasformate dai coloratissimi goddess banners dell’artista Lydia Ruyle che addobbavano la sala, molte relatrici, provenienti da varie parti del mondo, si sono susseguite sul palco, per raccontare come si vive in quelle società in cui i valori materni sono rimasti sempre al centro, intorno a cui ruota la vita dell’intera comunità, o per condividere “buone pratiche” di cittadinanza attiva, proposte e percorsi per uscire dal vecchio sistema capitalista-patriarcale.
Erano presenti molte delegazioni di donne, europee e non, riunite insieme per elaborare risposte concrete, non limitandosi a teorizzare “un altro mondo possibile” ma mettendolo in atto, realizzandolo in mille modi diversi, che vanno dalla gestione partecipata di orti cittadini, alle azioni di guerrilla gardening, alla condivisione di un modo diverso di produrre energia, o di coabitare, o di donarsi reciprocamente, rispondendo ai bisogni di tutte/i e di ciascuno. Ma anche provando a produrre energia in modo alternativo, attivando l’acquisto etico e costruendo relazioni economiche “altre”: gruppi e reti di economia solidale, insomma attivando istanze di cambiamento anche qui nella vecchia Europa dove il sistema patricarcale-capitalistico è nato e si è consolidato. Certo molto abbiamo da imparare dalle nostre sorelle e fratelli indigeni, le cui civiltà abbiamo devastato e smantellato, sotto la bandiera della presunta civilizzazione, maschera del colonialismo. E lo stesso continuiamo a fare ogni giorno, pretendendo di estendere il sistema globalizzato, considerato la panacea di tutti i mali, in tutto il pianeta ed eliminando progressivamente le economie contadine fondate sulla sussistenza.
Gli incontri con le donne indigene sono stati particolarmente emozionanti. Sono intervenute diverse rappresentanti di comunità matriarcali nel mondo: Indiani d’America, Yuchiteca del Messico, Khoesan del Sudafrica, Khasi dall’India, comunità filippine, Nashira dalla Colombia, tutte portatrici di un’idea nuova e rivoluzionaria, un’idea che possiamo a buon diritto definire matrifocale o matrilineare o anche gilanica, ma che le donne di Hagia preferiscono denominare “matriarcato”, interpretando questa parola secondo l’accezione delle filosofa tedesca Heide Goettner-Abendroth, che è la fondatrice dell’Accademia Hagia, secondo l’etimologia greca “inizio dalla madre”, intendendo che occorre “cominciare dalle madri”, nel senso che i valori a cui la nuova società deve ispirarsi sono quelli materni: prendersi cura, essere orientate/i ai bisogni, al dono, rispettare tutte le creature viventi, l’uguaglianza tra i generi e operare per il mantenimento della pace.
Il percorso in cui il seminario si è poi articolato ha approfondito in particolare alcuni aspetti: i fondamenti della politica matriarcale, l’economia di sussistenza (attraverso l’intervento di Veronika Bennholdt-Thomsen), l’economia del dono (Gen Vaughan), la politica matriarcale e le visioni possibili per una nuova società (Heide Goettner-Abendroth), fino ad arrivare a proposte ed esempi pratici di società egualitarie e pacifiche, costruite secondo i principi del matriarcato (Ina Pretorius – Christa Muller).
Particolarmente interessante è stato l’intervento dell’economista Gen Vaughan, autrice del testo Per-donare. Una critica femminista dello scambio, che ha ricordato come sia necessario riappropriarsi dell’atto del donare, stravolto dal sistema capitalista. L’altruismo, infatti, è innato in noi e tuttavia non ricordiamo che sin da piccolissimi ci viene insegnato dalla madre a donare e prendere. Il donare in modo disinteressato si protrae per tutta la vita. La comunicazione stessa è un dono, è un modo per far vedere all’altro che percepiamo la sua presenza. Questo modello è stato stravolto dal mercato, i doni sono stati trasformati in qualcosa che genera profitto e l’atto del dono è stato assunto da istituzioni patriarcali, come la chiesa, ed è diventato sacrificio.
Abbiamo bisogno, le ha fatto eco Veronika Bennholdt-Thomsen nel suo intervento, non solo di un nuovo ordine economico ma di nuovi valori sociali: un contratto sociale che riconosca i valori del vivere insieme, del rispetto della natura, che si orienta al dono materno, che è naturale. Questi valori sono centrali nelle società matriarcali, perché ogni essere umano, uomo e donna, sa curare in modo materno. Non c’entra la biologia, qualsiasi uomo o donna sa farlo.
Infine ha parlato della necessità di un ritorno all’economia di sussistenza che dovrebbe cominciare dal cibo, da ciò che ci garantisce la vita. Queste domande andrebbero affrontate in ambito regionale, locale, in modo da organizzarsi per far circolare i prodotti in un contesto locale e non più globale. La politica di sussistenza, infatti, si orienta sulla gift economy e produce naturalmente rispetto verso la natura e verso gli animali. Ci sono tanti percorsi per poter realizzare tutto questo, anche il movimento per l’acqua e contro il nucleare vanno considerati come un segno del cambiamento in atto.
Si è parlato quindi di proposte concrete e attuabili, o effettivamente realizzate, in alcune comunità. Questo è indubbiamente il valore aggiunto di questo incontro internazionale, dal momento che ogni volta che si fa riferimento alle società matriarcali si pensa a un’epoca che risale al neolitico (riferendoci al continente europeo in particolare), e si finisce per idealizzare una sorta di perduta età dell’oro, dimenticando che ci sono invece luoghi del mondo dove un modo radicalmente diverso di vivere è già in atto e dove hanno recuperato, o anzi mai dimenticato, qualcosa che ci appartiene a livello ancestrale, ma che la società dominante ha fatto di tutto per ridurre all’oblio, perché dimenticassimo.
Si è parlato anche della necessità di organizzare un movimento planetario per la Madre Terra e si è fatto riferimento all’appello “Manifesta”, da poco pubblicato in rete, e redatto dall’International Network on Matriarchal and Gender Egalitarian Studies, che proclama i valori e i principi dei popoli matriarcali e opera per l’organizzazione di un vasto movimento per la difesa dei diritti e la salvaguardia della Madre Terra, proprio ripartendo (o ritornando) ai valori della madri. La matrilinearità, infatti, crea una società in equilibro, consapevole del concetto di limite e orientata al rispetto della sacralità del pianeta in cui viviamo, aperta alla costruzione di relazioni di fiducia e collaborazione, non più all’insegna della competizione e della sopraffazione. Una società in cui il mito dello sviluppo ad ogni costo, che dall’Illuminismo in poi ha dominato la società moderna, non ha alcuna ragion d’essere.
Le nuove comunità, ha concluso Heide Goettner-Abendroth delineando le caratteristiche di una società matriarcale, dovrebbero essere formate da clan, fondati non sulla parentela, ma sulla base delle affinità elettive. In questo nuovo contesto, ha aggiunto, vengono onorate le caratteristiche materne e sono considerati allo stesso modo sia uomini che donne. Si potrebbero costituire reti di paesi e piccole città, ognuna indipendente, senza potere centrale, fondate sulla gift economy e valorizzando le produzioni locali.
Infine ha ricordato l’importanza della dimensione spirituale, sottolineando come, nelle società matriarcali, politica e spiritualità siano strettamente concatenate e interdipendenti: si vive in armonia con il tempo circolare della natura che è considerata sacra e degna di onore e rispetto.
Proprio per questo una lunga processione ha attraversato la città, a conclusione del convegno, portando in uno spazio pubblico condiviso le idee matriarcali.
Altro evento di grande importanza è stato l’apertura del MatriArchiv, la prima biblioteca monotematica matriarcale, multilingue, un’area consultabile all’interno della biblioteca pubblica di San Gallen, un luogo pubblico, accessibile a tutte/i coloro che vogliono documentarsi ed approfondire la ricerca sulle società matriarcali che hanno abitato la vecchia Europa o che sono oggi attive nel mondo.
Il convegno si è concluso con un progetto preciso di cambiamento che le/i partecipanti al convegno hanno condiviso: è tempo di uscire allo scoperto e raccontare ciò che nelle società matriarcali è da millenni una realtà e costruire un nuovi stili di vita e una relazione armonica con gli altri esseri viventi e il pianeta tutto, un paradigma che metta al centro i valori del materno, della cura, della solidarietà e del dono.
INFORMAZIONI E APPROFONDIMENTI
http://kongress-matriarchatspolitik.ch (sito ufficiale di Hagia sul convegno)
www.lydiaruyle.com (goddess banner)
www.meine-landwirtschaft.de (campagna per un’economia matriarcale)
www.thepetitionsite.com/1/matriarchal-manifesta (per firmare la petizione)
http://www.gift-economy.com/ringraz.html (sito sulla gift economy)