Il Sacrificio dell’Orsa Jj4 e di Andrea Papi

Chi ritiene che l’orsa del Trentino debba essere uccisa probabilmente non cambierà idea attraverso i nostri post e mi sono chiesta in queste settimane cosa pubblicare rispetto a questa vicenda. Ero molto arrabbiata e ho preferito astenermi fino a quando non sarei stata in grado di usare questa rabbia per scrivere qualcosa di utile.
C’è un antico detto Sami che dice:

“Noi crediamo che ogni essere umano dovrebbe offrire qualcosa all’orso in segno di gratitudine”

Questo perchè in tutta l’area euroasiatica orse e orsi erano ritenuti gli animali più simili e vicini a noi, i guardiani delle foreste che ci offrivano il fuoco e il sostentamento, il canale più potente per comunicare con lo spirito della Madre Terra. 

E per le donne questa connessione era ancora più forte, perché l’orsa e la donna  si fondevano in unico essere con la Grande Madre Orsa. L’orsa era il corpo dell’anima della donna.

Pensieri antichi sulla quale si fondano i nostri archetipi e la nostra cultura, immagini che erroneamente riteniamo appartenere al passato ma che invece ci abitano tuttora e ci spiegano molta della sofferenza interiore che stiamo vivendo.

 L’idea che Jj4 venga uccisa ci fa molto male, almeno fa male a chi sente questa connessione con la Terra, ma anche se verrà graziata e messa in recinto “morirà”,  sedata dai farmaci, perché un animale selvaggio non può stare bene condannato in una gabbia. Vivrà come vive una buona parte di questa umanità, anestetizzata e incapace di ascoltare e di comunicare con la natura, piena di mostri interiori di cui cerca la morte al di fuori di sé.

 Andrea Papi è stato disattento, vittima non dell’orsa, ma di chi gestisce un territorio in modo superficiale, senza educare gli/le abitanti alla convivenza con gli animali selvaggi. Ovunque ci siano gli orsi nel mondo, ci sono strategie per proteggere le persone e gli animali stessi.

 Onoriamo il sacrificio di Andrea e di Jj4, prendendo finalmente atto che d’ora in poi le nostre gite in montagna e nei boschi non sono semplici divagazioni dalla vita ordinaria, ma i luoghi degli animali selvaggi, liberi, potenti, anche spaventosi, e che tutto questo non si controlla con i fucili ma con la conoscenza, l’attenzione e il rispetto reverenziale che ognuna e ognuno di noi dovrebbe avere verso la Natura Madre, colei che ci dà sostentamento e medicine per il corpo e per l’anima.

Segue piccolo Vademecum:

Quando incontri un orso indietreggia lentamente senza dare la schiena.

Se un’orsa ti attacca fingi di svenire proteggendo testa e collo.

Indossa campanelli quando cammini in aree in cui questi animali sono presenti.
I campanelli emettono un suono acuto che può essere sentito molto lontano. Gli orsi non hanno interesse a cercare la presenza umana e si terranno distanti.

Quando entri in un bosco ritorni ad essere un animale, osserva le tracce, annusa, goditi la passeggiata ma porta attenzione a tutti i rumori intorno a te.

Per saperne di più della storia tra donne e orsi, trovi la mia ricerca “La Grande Orsa e il Ritorno della Famiglia Ancestrale”, all’interno del volume “Riflessi della Dea. Studi sul Femminile Sacro dall’Antichità Mediterranea al Futuro Prossimo”, a cura di Sarah Perini, La Cicala Editrice.

Foto di donna e orso dal blog https://needwanthave.wordpress.com/2011/01/27/woman-bear/

Foto di copertina dell’autrice